C’è che a me, come a tutti i discoli distratti, serve una punizione, di tanto in tanto, per rimettermi in carreggiata. Con questo intendo che, il fenomeno di distrazione che mi sono auto procurata con l’uso e l’abuso – soprattutto l’abuso – di FB, mi ha letteralmente “piallato la mente”. Insomma, ero come l’automa di me stessa, una specie di alcolista da pixel, che è una cosa brutta brutta, da non augurare a nessuno.
Se non lo sapete già, dall’alcolismo non si guarisce, si può curare, ma, per farlo, è necessario non fare uso della “sostanza”, dell’alcol. Per sempre. Sticazzi.
Traslo questo concetto sulla dipendenza, lo è a tutti gli effetti, dai social: ti ammali, ne diventi dipendente e uscirne non è facile, ma, soprattutto se ti senti “guarito” e ci ritorni, dopo poco pochissimo tempo sei di nuovo dentro la spirale della dipendenza da like.
Attenzione, quindi. Lo dico a me stessa, ovviamente. Voi, pensateci su.
Ciò detto, nel mio breve periodo di rehab, ho – FINALMENTE! – messo mano a libri che, da troppo tempo, stavano a prendere la polvere. Lo confesso, odio fare la polvere.
Sono partita da un delizioso saggio di G. C. Giacobbe dal titolo “Alla ricerca delle coccole perdute“, dono della mia cara amica che, vedendomi depressa causa allontanamento dalla mia droga virtuale, dai miei fittizi abbracci, dalle paroline affettuose, ha ritenuto utile distrarre la mia mente con pensieri creativi. Grazie Ale, come sempre ci hai visto lontano!
Adoro i saggi di psicologia, ma mi piacciono quelli “facili”, quelli divulgativi perché nulla mi è più caro che poter essere fruitrice di concetti “impegnanti”, che prevedono conoscenze che non possiedo, in modo semplice e diretto tanto da poterli comprendere pure io, una Pimpretta triestina qualunque di mezza età -e che palle con questa faccenda dell’età! 🙂
Nella nostra evoluzione psicologica attraversiamo tre fasi: bambino, adulto, genitore. Leggete il saggio che tutto vi spiega, molto meglio del riassunto che potrei farvi qui.
Orbene, rileggere la propria vita, il proprio recente passato, il presente, le relazioni, specie quelle d’amore, in quest’ottica chiamiamola “evolutiva” apre orizzonti di conoscenza inaspettati. Così scopri che, se nella vita di tutti i giorni, nella tua passione tanguera ti senti una Giaguara impenitente, quando ti innamori (ma solo se ti innamori forte), gli artigli si spezzano all’improvviso e diventi un indifeso gattino.
I gattini sono adorabili, ci mancherebbe, ma il salto comportamentale dall’una figura all’altra (dall’adulto al bambino), di certo reca scompiglio nel malcapitato che, per ragioni indecifrabili, ha deciso di perdere la vita sfidando una selvaggia felina della foresta e si ritrova invece per le mani un cucciolo indifeso e miagolante!
La vita è divertente perché non smette mai di prenderci per il culo. E questo è un assioma che pure Socrate, se fosse vivo, sarebbe d’accordo con me. Quindi, tra lacrime e sorrisi, sbucciature di ginocchia e grandi imprese, ci mette costantemente alla prova.
E, la lezione ti arriva una domenica di maggio, mentre ti dedichi alla prima tintarella, con il libercolo in questione tra le mani che ti ricorda che, nel tuo agire sociale, devi indossare tutti e tre gli abiti comportamentali, non solo quello che preferisci, il tuo adorato maculato, che, se lo fai, la vita si incasina anche peggio.
Auguri.
Paradita
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