In questo mondo in cui la scommessa è dimostrare a tutti di essere SUPER-uomini/donne, in cui il successo e il SENSO della propria esistenza si misurano a badilate di “Like” sui social, esiste il momento in cui, magari con una iniziale autoflagellazione, si scopre il piacere e la gioia di sapersi dentro la fascia dei “mediocri”.
Mediocre è chi “socialmente” non esiste, chi non ha stuoli di followers adoranti, chi non spara selfie come se non ci fosse un domani, chi osserva senza magari commentare, chi ha una sua idea che resta impopolare, chi non ha la corona del successo, chi sceglie di rimanere una PERSONA.
Ho fatto il mio bagno dentro l’umiltà, scartavetrando il mio narciso che non voleva lasciare andare quell’infinitesimale molecola di “celebrità” che ero riuscita a costruire, è stata dura, non trovavo più il mio senso, il mio vessillo sgargiante da mostrare al mondo, la bella mascherina che avevo costruito di me.
Il silenzio mi ha regalato suoni nuovi, di voci intime e interiori che avevo smesso di ascoltare. Quanto è bello assaporare la solitudine, quando questa è ricca di pensieri, si colora di immaginazione e viene a trovarti quando sei stanca.
Essere persona. Amare la propria umanità piena di sbagli, piena di sofferenza, piena di sogni. Amarsi, amando la ciocca dei propri capelli che sono biondo finto e prenderla con ironia gioiosa che, tanto, nessuno è perfetto.
Smettere le vesti del supereroe, smettere di correre dietro all’illusione bastarda di guardare se stessi nel riflesso di uno schermo a pixel.
NOI SIAMO ALTROVE.
Oggi vedo semplicemente una donna di mezza età (azz…!), non particolarmente intelligente ma nemmeno stupida, non bella ma nemmeno una cozza, senza un talento in particolare, sono nel mezzo, dove è compresa la stragrande umanità.
Finalmente non desidero più rincorrere sogni che non sono i miei, modi che non sono i miei.
Sono un essere umano felicemente, consapevolmente mediocre. E così, gioiosamente, sia.
Paradita
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