In questi giorni di forzato riposo sono stata magicamente unta dalla saggezza di alcune frasi che ho letto, visto e sentito.
Entrate come vorticose punte di trapano nella testa, mi hanno pungolato l’animo di pensieri.
Tra le tante, un concetto, probabilmente banalissimo, che ho sentito ieri sera in tv: elimina le emozioni dal cibo.
Non ci avevo mai pensato così lucidamente, o, meglio, lo avevo fatto ma, sentirlo dire per bocca altrui il concetto entra meglio nella testa.
“Elimina le emozioni dal cibo” quante volte mi sono ritrovata tra i denti gommose e morbide senza nemmeno sapere il perchè. Senza averne realmente (tanta) voglia, oppure mangiandone un quantitativo davvero esagerato, senza percepirne praticamente più il sapore.
La mia mente faceva un calco: gommosa su emozione. Gommosa (buona) su emozione (cattiva).
La malattia e la sua cura.
Ampliando come un paracadute il concetto, è abbastanza facile capire come ci creiamo un sacco di scorciatoie comportamentali per sfuggire a situazioni emotive che non siamo capaci di reggere.
Allora ho pensato di provare a immaginare quanti altri calchi e scambi (di significante sul significato e viceversa) faccio nella mia vita, per non affrontare, magari solo guardandoli, degli aspetti della mia vita che non sono in grado di gestire direttamente.
L’effetto piacevole di una tale presa di coscienza è che l’elemento specchio o civetta con il quale mascheriamo il reale disturbo, improvvisamente perde appeal e le gommose tornano ad essere, a pieno titolo, solo delle caramelle gommose, nulla più. E se ne va la voglia compulsiva e resta solo il piacere che, gestendosi naturalmente, sa quando è basta.
Provare per credere…
Paradita